Foto-poesia – MEMORIA DI CORSANO – contrada di Montecalvo Irpino
(Con foto irpina di Gina Narra – scattata 01.11.2025)

 


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Foto-poesia – MEMORIA DI CORSANO – contrada di Montecalvo Irpino (Con foto irpina di Gina Narra – scattata 01.11.2025)

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MEMORIA DI CORSANO

 

Il tiepido autunno saluta,
con caldi colori ovattati
che spogliano gli alberi
e rinverdiscono i prati,
Corsano contrada ormai solitaria
con case poco abitate da gente
attempata o all’estero allogata.

 E qui non si incontra più alcuno
di coloro che si sostentarono
alle risorse della terra fertile,
partirono o perirono e il tempo
resetta la memoria come il Miscano
che alle stazioni a ritroso non torna
ma l’acqua sì ridivenendo vapore.

Qui fu un feudo rigoglioso col castello
e famiglie sottoposte e animali
con una sorte comune di dura fatica
che nella terra tornarono dopo il sudore
ma nel buio ora rivengono solo la notte
dei morti: una moltitudine sulla strada
in silenzio come qualche cunto ricorda.

(scritta direttamente su Facebook)

Zell, 01.11.2025

Angelo Siciliano

 

Nota

Nella foto, dell’amica corsanese Gina Narra, è messa a fuoco la parte con più case di Corsano e in lontananza si vede la collina del centro storico di Montecalvo Irpino. Alle spalle di chi osserva è la collina col castello che dominava il feudo di Corsano, danneggiato dal sisma del 1930 e crollato e abbandonato dopo quello del 1962. Al suo piano terra vi era un frantoio per l’olio ma ora è tutto invaso dalla boscaglia selvatica.

La chiesa di San Nicola, sulla stessa collina del castello, qualche decennio fa fu oggetto di ricerca storica e archeologica, venne restaurata e in parte ricostruita ed è perfettamente agibile. Il piccolo tempio dei Pentecostali montecalvesi, “li putristànti”, una volta molto attivo, è chiuso da molti anni. Questa contrada diede i natali al beato Felice da Corsano.

I miei bisnonni materni, di cognome D’Agostino e Scoppettone, soprannomi “Angilìllu Maglióne” il bisnonno Angelo e “Angilélla o Angiulìna di Zòcchila” la bisnonna Angela, lavorarono d’affitto sino agli anni ’90 dell’800 la masseria di Parlante. Poiché il loro gualano, per dispetto, diede fuoco alle “banche” del grano, perché la mia bisnonna l’aveva sgridato, dato che lui, anziché badare agli animali, s’era messo a dormire al fresco sotto un albero, quell’estate non poterono pagare l’affitto al padrone della masseria, poiché il raccolto di grano era stato incenerito. Costui gli fece sequestrare vacche e buoi e li cacciò dalla masseria. Il bisnonno, per mantenere la famiglia con diverse figlie da maritare, andò a lavorare sotto padrone come gualano.

Una parte dei cunti e qualche mito su Corsano, come lo/la Scurzinàle, li ascoltai da mia madre Mariantonia, che a sua volta li aveva sentiti raccontare da sua madre Libera.

Corsano, che una volta era un piccolo borgo pieno di vita, ora è una contrada solitaria, come tante altre attorno al paese. Ha alcune strade e dei raggruppamenti di case extraurbane che sono isolate, deserte o abitate da poche persone.

Ha dei colli come “lu Sierru di lu Scagnu, lu Sierru di San Giàcumu e lu Sierru di li Ffórchi” su cui fiorirono nei secoli passati alcuni cunti collegati al mito di "Lu Sierru di la Corte" di Pratola.