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APOCALISSE
- Di alcuni di noi
- idee ruzzolano per i viali
- di fastosi giardini,
- come al capestro.
- Non avete mangiato
- il corpo di Cristo,
- l’avete divorato,
- sbranandovi per minuti brandelli.
- Che ne è della croce coi tarli?
- I neri, senza ritegno,
- divorano i rossi.
- Anche i rossi
- divorano i rossi.
- Le ossa calcinate al sole,
- tra l’albero di Giuda
- e quello del Perdono.
- Sarà smesso il jeans
- per la camicia bianca,
- l’abito scuro con farfalla.
- Non si fanno guerra
- il coccodrillo e il pescecane.
- La foresta defogliata
- verso la risaia
- ingombra di carogne e cadaveri.
- Non verrà Cristo apocalittico:
- homo sapiens sapiens
- da troppo tempo
- apparecchia soluzioni finali.
Da Tra
l’albero di Giuda e quello del Perdono, 1987, e
CONTROPAROLE, 13 poeti trentini contemporanei, curato da
Giuseppe Colangelo,, delle edizioni ARCA di Trento 1994.
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CHE TEMPI
Ci coprivamo
a quei tempi
con brache
corte legate da spago.
Da noi non
passavano marinai
ma greggi,
asini carichi di paglia.
Quando le
ragazzine
non facevano
capolino
in un
pantano che ci pareva lago
giocavamo
agli zampilli:
a chi lo
faceva più lontano.
Ci
compiacevamo come Narciso.
Che tempi!
E chi se la
immaginava la diaspora…
Zell, 1994
Angelo Siciliano
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