LI ‘NFRANZISATI* ( I SIFILITICI )


 

 

"la battaglia di Montecalvo" del 1496 - dipinto di Angelo Siciliano.

      LI ‘NFRANZISATI*
 
Fu a lu millecquattuciéntunuvantasèi
ca faciérnu la uèrra, sótta Munticàlvulu,
lu rré di Francia e lu rré di Nàbbuli.
Cócche ffémmina ca facéva la rascia,
puru si ‘nni li ccapév’a ‘ddrì franzìsi
ca parlàvunu «Cicìp ciciòp e ccicéra»,
sapéva quéddru ca vulévunu, picché
stévun’assiccitàti, luntànu da li mmugliéri.
Accussì éddra s’abbushcàva li soldi
e ppuru na bèlla pruvidènza ca po’ passàvu
a li giùvini di lu paese, ca ‘n zi putévunu
accòglie da ‘ddrù male, e da ‘ntànnu
li chjamàrnu li ‘nfranzisàti.
Di na figlióla ca si ni jètt cu ‘ddri suldàti,
li cristiàni accussì ssi la rirévunu:
«Agnésa jètt ‘n Francia
cu na sàlima di strónza.
Córr’Agnésa cu li bbilànzi,
li bbénn’a ssèji ducati l’ónza!»
 
      I SIFILITICI
 
Fu nel 1496
che fecero la guerra, sotto Montecalvo,
il re di Francia e il re di Napoli.
Qualche donna che faceva la prostituta,
anche se non li capiva quei francesi
che si esprimevano «Cicìp ciciòp e ccicéra»,
sapeva ciò che essi volevano, perché
ardevano dalla voglia, lontano dalle consorti.
Così lei si buscava il denaro
e una malattia sconosciuta che poi trasmise
ai giovani del paese, che non riuscivano
a venirne fuori, e da allora
li indicavano come affetti dal “mal franzese”.
Di una ragazza che se ne partì con quei soldati,
la gente così ironizzava:
«Agnese si reca in Francia
con un carico di stronzi.
È indaffarata Agnese tra le bilance,
li piazza a sei ducati l’oncia!»

 

* Almeno due elementi di questo mio testo, la sifilide e la filastrocca di Agnese, fanno ipotizzare il contatto dei munticalvulìsi, dall’antico nome del paese Montecalvoli, con i francesi. Che un incontro ravvicinato sia avvenuto nel luglio del 1496, lo scrive Francesco Guicciardini nella sua “Storia d’Italia”, edita in tre volumi da Einaudi nel 1971. Infatti, lo scontro militare tra Carlo VIII, re di Francia, e Ferdinando II d’Aragona, re di Napoli, avvenne proprio ai piedi del monte, tra Montecalvoli e Casalarbore. Il re francese aveva mire di conquista sul regno di Napoli, che sarebbero fallite, e da qui il saccheggio brutale cui fu sottoposta Napoli, nonostante l’iniziale occupazione pacifica della città e l’accoglienza favorevole della popolazione.

La sifilide, arrivata in Europa a seguito della scoperta dell’America, avvenuta nel 1492, fu diffusa dagli equipaggi di Cristoforo Colombo a partire dal 1493.

È detta “il mal franzese”, da cui il termine dialettale ‘nfranzisàti, perché i soldati di Carlo VIII diffusero nel Meridione questa terribile malattia venerea nel 1496, attraverso i rapporti sessuali avuti con le donne di Napoli e con quelle di altri territori del regno.

La filastrocca di Agnese, da me riscontrata tra i contadini di Montecalvo Irpino nel 1994, è sicuramente molto antica, per via dei tipi di moneta e misura menzionate nel testo: il ducato e l’oncia. Il ducato fu coniato in oro per la prima volta a Venezia nel 1284. Successivamente fu coniato pure in argento e in seguito altri stati imitarono questa moneta. L’oncia, come unità di misura, in uso a Roma e nel Meridione, nel sistema duocecimale equivaleva a 1/12 di libbra, mentre in quello decimale a 1/10. Nel dialetto montecalvese, ónza sta per quantità minuta di una data merce, della grandezza pari a un’unghia.

Tra le tantissime monete di rame, da me ritrovate sporadicamente nei campi coltivati di contrada Costa della Menola, ve n’è una con le scritte “République française” sul recto e “Liberté égalité fraternité” sul tergo. Fu coniata chiaramente in Francia dopo la proclamazione della repubblica, avvenuta il 27 agosto 1789.

Molte altre monete francesi, in lega d’alluminio, ritrovate sempre nella stessa zona, sono state coniate negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Ma queste sono evidentemente le monetine gettate via dai tanti emigranti montecalvesi in Francia di quegli anni.

Di Montecalvo Irpino sono i soprannomi Lu Franzése, Franzitiéddru, Francischèddra, Francióne, Franciscóne, tutti aventi a che fare con il termine francese, e alcune delle tante parole come addunàni, accorgersi, ammasunà, rientrare nel pollaio, buatta, barattolo, buffètta e buffè, tavolo, cacàgliu e ‘ncacaglàni, balbuziente e balbettare, daccialàrdu, arnese per schiacciare il lardo, jèrmite, mannello, jurnàta, giornata, maccatùru, fazzoletto da testa, malivìzzu, malvizzo, mèrcu, cicatrice, pindindì, pendente di una catenina, ruva, vicoletto, Santalója, S. Eligio, sciamìssu, soprabito, sciarabbàllu, calesse, tuppu, capelli in crocchia, derivanti rispettivamente da s’adonner, à la maison, boîte, buffet, cacailler, hachier, gerbe, journée, mouchoir, mauvis, merc, pendentif, rue, S. Elois, chemisier, char à bancs, toupet o top.

            Zell, 10 dicembre 2005                                                           Angelo Siciliano