Il dito nella pipa


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LU DITU ‘ND’À LA PIPPA

 

‘Sta pippa di créta ca ìj’àgghju

asciàta dint’à lu zzappàtu,

dòppu chjuóppitu,

pi la Còsta ‘la Mènula,

si manténe ancora bóna

e na vóta spilàta puzzàva

ancora di tabaccu.

Pócu luntànu, ‘ncòpp’a nu cantóne,

ci stéva n’ussariéddru di ditu.

Chisà si ‘sta pippa ‘nn’era

di nu viécchju fumatore

ca da vivu l’era pèrza ‘nd’à lu ritagliu

e ppo’ l’era chjagnùta e da muórtu

nu’ mminéva a spippijà la notte?

Li cristijàni raccummannàvunu

di ‘nnì li pprigiudicà li muórti,

ca sinnò ti minévunu

a ttruvà la notte ‘nd’à lu suónnu,

cu n’ussariéddru ‘mmani,

e tti cicàvunu l’uócchji.

 

Zell, 4 maggio 2006

Angelo Siciliano

 

IL DITO NELLA PIPA

 

Questa pipa di creta da me

rinvenuta nella terra zappata,

dopo la pioggia,

per la Costa della Menola,

è ancora integra

e appena disostruita puzzava

ancora di tabacco.

Poco lontano, su una grossa zolla,

vi era una falange di un dito.

Chissà se questa pipa non era

d’un vecchio fumatore

che da vivo l’aveva smarrita zappando

e poi l’aveva cercata e da morto

non veniva a pipare di notte?

La gente raccomandava

di non sparlare dei morti,

sennò ti venivano

a trovare di notte nel sonno,

con un ossicino in mano,

e ti accecavano.

 

 

 

Nota

Questa pipa in terracotta probabilmente è del Novecento. La falange del dito, invece, potrebbe appartenere ad una persona della preistoria o dell’epoca romana, la cui tomba era in contrada Costa della Menola, un sito frequentato già nell’età del Bronzo. Qui alcune tombe sono state distrutte nel tempo per la coltivazione della terra o per l’edificazione di qualche casa. Se questa ipotesi è corretta, questa persona non conobbe il tabacco che fu introdotto in Europa dopo la scoperta dell’America, avvenuta nel 1492.

La paura dei “morti che tornano”, era una credenza diffusa tra i nostri avi. Parlare dei morti non era un tabù, ma parlarne male poteva indurli a tornare dall’Aldilà per accecare nel sonno, con un ossicino, colui che aveva espresso considerazioni negative nei loro riguardi.

Anche nella tarda età romana e all’inizio del medioevo c’era la paura dei “revenants”, cioè di “coloro che ritornano”. In alcune tombe a inumazione, a Baggiovara di Modena e a Casalecchio di Reno presso Bologna, sono stati trovati alcuni scheletri mancanti di arti e della testa. Infatti questa credenza poteva indurre i vivi a consumare dei riti macabri, come la mutilazione rituale post mortem del cadavere, per evitare che tornasse dall’aldilà e rivendicasse di riprendere la propria posizione sociale e familiare, e il possesso dei propri beni.


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