APERTO A MONTECALVO IRPINO, IL 29 SETTEMBRE 2009,
IL GIUBILEO POMPILIANO PER IL TERZO CENTENARIO
DELLA NASCITA DI SAN POMPILIO MARIA PIRROTTI
Dichiarato beato da papa Leone XIII il 26 gennaio 1890, che gli dedicò
quattro distici in latino, fu canonizzato da papa Pio XI il 14 marzo 1934

Articoli e Saggi brevi
 
            Apertura del Giubileo Pompiliano
 
Alle ore 17.00 di martedì 29 settembre 2009, ha preso avvio, dalla cappella del santo, alla presenza delle autorità religiose, civili e militari convenute in Montecalvo Irpino, la celebrazione solenne di apertura del Giubileo Pompiliano, in occasione del Terzo Centenario della nascita di Domenico Michele Giovan Battista Pirrotti, poi San Pompilio Maria Pirrotti, sacerdote e religioso dell’Ordine delle Scuole Pie, nato a Montecalvo Irpino (Av) il 29 settembre 1710 e morto a Campi Salentina (Le) il 15 luglio 1766.
 
 
 
 
 
Quest’anno che verrà e che vede uniti, da sentimenti di gioiosa fratellanza, l’Arcidiocesi di Benevento, di cui Montecalvo fa parte da sempre, e di Lecce, l’Irpinia, il Sannio e il Salento, sarà straordinario sia per gli eventi liturgici, spirituali e culturali che lo caratterizzeranno che per le iniziative pastorali e sociali, ispirate alla spiritualità pompiliana, che saranno intraprese. Saranno promossi convegni di studio e valorizzati, nell’ottica della creazione di un itinerario turistico-religioso, i beni storici, artistici, architettonici, archeologici e naturalistici montecalvesi, istituiti appositamente o sottoposti a restauro conservativo negli anni, con particolare riferimento ai siti pompiliani.
 
 
 
Sarà oggetto di studio e approfondimento quanto segue: la spiritualità pompiliana; la conoscenza, la valorizzazione e la promozione dei contenuti della spiritualità mariana di San Pompilio in rapporto al collegamento col simulacro ligneo di Mamma Bella dell’Abbondanza; l’inserimento della figura e dell’opera del santo nel secolo d’appartenenza, il XVIII (è scritto nelle sue lettere: “Ricuso di essere santo solo, o dotto solo, ma santo e dotto insieme”); la riconsiderazione dell’importanza avuta dall’Ordine religioso delle Scuole Pie nel contesto dell’Illuminismo: Scuole pubbliche gratuite ed istruzione elitaria; l’atteggiamento di San Pompilio nei confronti dell’eresia giansenistica; San Pompilio e il culto dei defunti, con particolare riferimento alla realtà del Settecento napoletano; San Pompilio e i suoi contatti con i defunti: dono soprannaturale riconosciutogli dalla Chiesa nel processo di beatificazione; la diffusione della devozione al Sacro Cuore di Gesù da parte di San Pompilio, pioniere italiano in tal senso, nell’Europa cattolica; San Pompilio e il misticismo.
 
 
 
 
Particolare attenzione sarà riservata alla statua lignea di Mamma Bella dell’Abbondanza: la profezia pompiliana avveratasi a riguardo del culto pubblico della statua mariana dei suoi affetti infantili, fortuitamente rinvenuta il 16 marzo del 2001, murata nella casa natale del Santo, recante negli occhi un “mistero esaltante”, che affascina i fedeli, i curiosi e alcuni scienziati di tutto il mondo.
Destinatari di tutto ciò saranno i fedeli, i pellegrini che si muovono sulle rotte del turismo culturale-religioso, le scolaresche, le istituzioni educative, le associazioni ecclesiali e le comunità nazionali e internazionali che promuovono e si occupano della presenza pompiliana.
Saranno stampate nuove pubblicazioni, per diffondere e far meglio conoscere la personalità e la missione del Pirrotti e le notizie, relative a quanto promosso nell’ambito del Giubileo Pompiliano, sono fruibili nel sito www.sanpompilio.it.
Obiettivo non trascurabile è pure l’inserimento di Montecalvo Irpino in progetti di riqualificazione territoriale, seguendo una logica di sistema sinergico Regione-Enti locali-Partners economici e sociali, nazionali, europei ed extracomunitari, la cui finalità è anche il conseguimento di incrementi occupazionali.
La cerimonia di apertura del Giubileo Pompiliano è sembrata un’apoteosi. Il paese si è fermato e la popolazione è accorsa in chiesa, probabilmente con lo stesso trasporto e fervore spirituale con cui furono accolte la beatificazione e la canonizzazione di S. Pompilio.
 
 
In un giorno così importante, va dato merito di tutto ciò a chi ne è stato l’artefice, che ha lavorato in questi ultimi dieci anni con passione devozionale e pastorale non comune, vale a dire don Teodoro Rapuano, che, giovane sacerdote, fu assegnato parroco a Montecalvo Irpino il 3 settembre 1999. Nel giro di qualche anno egli si sarebbe “innamorato” della vita eroica di S. Pompilio e della Madonna dell’Abbondanza, Mamma Bella per il santo montecalvese, che ben presto sarebbero diventati i cardini della sua funzione pastorale, nonché il motore dell’attività spirituale e di catechesi. E, con i termini del linguaggio economico, attualmente in uso e forse improprio in ambito religioso, si potrebbe dire che questi due riferimenti sacri sono diventati “una risorsa” per la spiritualità e la fede, non solo dei Montecalvesi.
Se questi dieci anni di vita e dedizione per Montecalvo e la sua gente, da parte di don Teodoro, possono essere interpretati come un inno a san Pompilio, capace di spostare le montagne, soprattutto quelle dello scetticismo e dell’incomprensione, che spesso albergano nell’animo di certe persone, in realtà lui ha costruito, con la sua opera e il suo esempio, un insieme di strutture materiali, eventi liturgici, spirituali, culturali e iniziative pastorali e sociali, che sono sotto gli occhi di tutti e costituiscono un patrimonio comune. Di esso fa parte anche il recupero al culto della figura di S. Felice martire, protettore e patrono di Montecalvo, di cui si conservano le spoglie mortali in un’urna. Il tutto fu donato, con bolla di papa Clemente X, al duca Carlo Pignatelli di Montecalvo nel 1673, che in seguito ne fece dono al paese facendo traslare l’urna nella Collegiata di Santa Maria, dove è ancora presente il fonte battesimale, in cui fu battezzato S. Pompilio Maria Pirrotti. Fino a qualche decennio fa, nonostante che molti montecalvesi ne portino ancora il nome, se ne erano perse le tracce. Insomma, era ormai un santo caduto in disuso. Come un oggetto fuori moda.
Grazie alla sua fervida attività e alle numerose iniziative, è riuscito a circondarsi di un nutrito gruppo di volontari, che collabora con la parrocchia, e con la sua opera ha posto un freno tangibile al declino del paese, che pareva inesorabile e inarrestabile, e perdurava dal terremoto del 1962. Insomma, don Teodoro ha fatto operazione di supplenza come ha potuto. E lo ha fatto magnificamente, rispetto a chi istituzionalmente avrebbe dovuto far sì che il paese non decadesse, fino a ridursi nelle condizioni finanziarie disastrose e di abbandono in cui si trova. E non pochi gratuiti strali velenosi ha attirato su di sé. Soprattutto in questi ultimi anni. Allo stato attuale, il colle del centro storico, in cima a cui è ubicata la medievale Collegiata di Santa Maria Maggiore, inserita nel complesso di edifici del Santuario Mamma Bella dell’Abbondanza e San Pompilio, non ha ripreso a brulicare di vita, ma la speranza è che le iniziative di don Teodoro, che nuova fiducia hanno dato sia ai Montecalvesi residenti che a quelli emigrati, insieme al restauro in atto del Castello e alla ricostruzione del Palazzo ducale, a cura della Soprintendenza di Salerno e Avellino, possano segnare per davvero una definitiva inversione di rotta per tutto il paese.
 

Forse, tutto è iniziato quel fatidico 16 marzo del 2001, quando, murate in un sottoscala di casa Pirrotti, agli operai intenti ai lavori di restauro dell’edificio non parve vero il rinvenimento di alcune statue lignee, che, seppure malridotte per le ingiurie del tempo, a un successivo e approfondito esame da parte degli esperti della Soprintendenza di Salerno e Avellino, sotto la direzione di Giuseppe Muollo, sarebbero state identificate come la statua della Madonna dell’Abbondanza, “Mamma Bella” per S. Pompilio, la statua di S. Lorenzo martire e il busto della Madonna Addolorata. Le tre statue appartenevano alla famiglia gentilizia montecalvese dei Pirrotti e, dopo un lungo, delicato e meticoloso restauro, hanno recuperato buona parte dell’antico splendore e sono tornate, dopo l’oblio, alla devozione dei fedeli. Ma oltre alla suggestione collegata a questo inatteso ritorno, c’è un mistero che riguarda la cinquecentesca statua della Madonna dell’Abbondanza, rivelatosi proprio in sede di restauro: un teschio, ben riconoscibile, nella pupilla vitrea del suo occhio destro. La statua è ora esposta alla devozione dei fedeli nella rinascimentale Cappella Carafa, nella Chiesa Abbaziale di Santa Maria Maggiore, la splendida Collegiata medievale a tre navate, che conserva ancora la struttura tardogotica del XV sec., situata in cima al centro storico montecalvese. Il casato dei Carafa diede alcuni cardinali alla città di Napoli nel XVI sec. e Giovan Pietro Carafa fu papa dal 1555 al 1559, col nome di Paolo IV, oltre che zio di Sigismondo Carafa, primo conte di Montecalvo. La statua di S. Lorenzo martire e il busto della Madonna Addolorata, invece, hanno trovato degna collocazione nel Museo della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana.
In questi anni, grazie all’opera instancabile di don Teodoro, che intanto è diventato abate, a Montecalvo si è realizzato quanto segue: soppressione, il 25 dicembre 1999, delle due Parrocchie di San Bartolomeo e di San Nicola per la successiva istituzione della nuova Parrocchia San Pompilio Maria Pirrotti; consacrazione, il 29 luglio 2000, della Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo; inaugurazione, il 13 agosto 2000, del Santuario Parrocchiale della Regina della Pace in Contrada Malvizza; consacrazione, il 9 dicembre 2000, della ricostruita Chiesa di San Nicola presso il castello diroccato di Corsano; arrivo a Montecalvo, nell’agosto dell’Anno Santo, dell’urna con i resti mortali di San Pompilio proveniente da Campi Salentina; nell’Anno del discepolato, visita dell’urna con i resti mortali dell’Apostolo San Bartolomeo; riconsacrazione e riapertura al pubblico, il 23 marzo 2002, della Chiesa Madre, già Collegiata di Santa Maria Maggiore; consentito, dal 25 aprile 2002, il culto della statua di Mamma Bella dell’Abbondanza, ritrovata nel Palazzo Pirrotti il 16 marzo del 2001; presentazione, l’8 marzo 2003, della cappella Carafa restaurata; apertura, l’11 gennaio 2004, della casa delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto; realizzazione del Centro di Pastorale Giovanile, su un terreno ridonato alla Parrocchia il 2 agosto 2005.
 

A queste operazioni ha presieduto S. E. Mons. Serafino Sprovieri, Arcivescovo Emerito di Benevento. Era quindi giusto che fosse lui, col consenso dell’attuale Arcivescovo, Mons. Andrea Mugione, ad aprire il Giubileo Pompiliano.
Altre operazioni promosse e realizzate da don Teodoro sono: creazione della rivista Disputationes Pompilianae, di cui è direttore Mons. Pasquale Maria Mainolfi; inaugurazione della ristrutturata Cappella di S. Pompilio, il 15 luglio 2007, presente l’Arcivescovo Mons. Andrea Mugione; definizione e istituzione del Santuario Mamma Bella dell’Abbondanza e San Pompilio, inteso come complesso di edifici collocati all’interno del centro storico montecalvese; inaugurazione del Museo della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana, il 17 luglio 2008, primo museo del paese, con sede nel Palazzo Pirrotti di Montecalvo Irpino, casa natale di S. Pompilio, con oltre 450 oggetti sacri e profani schedati dalla Soprintendenza di Salerno e Avellino, diventato poi museo di rilevanza regionale.
Dopo l’accoglienza, nella Sala consiliare montecalvese, della Delegazione comunale di Campi Salentina, guidata dal sindaco Roberto Palasciano, e del Rettore del Santuario di Campi Salentina, padre Giovanni De Matteis delle S. P., da parte delle Autorità civili di Montecalvo Irpino con a capo il sindaco Carlo Pizzillo, alle ore 13.00 (ora della nascita di San Pompilio) tutte le campane di Montecalvo hanno suonato a gloria, seguite poi dai fuochi pirotecnici.
La celebrazione solenne è iniziata alle ore 17.00, davanti alla Cappella di S. Pompilio. A presiedere il sacro rito di apertura del Giubileo Pompiliano è stato S. E. Mons. Serafino Sprovieri, a cui ha rivolto il suo affettuoso e riconoscente bentornato don Teodoro Rapuano: «Eccellenza, oggi il popolo si stringe intorno a Lei, non soltanto per il bene che ha fatto a questa comunità, ma anche per rispondere alla sua domanda. Sì! la Madonna dell’Abbondanza è stata, è e sarà per le nuove generazioni un vero segno di Dio. Montecalvo, oggi, con questo caloroso applauso, Le dice: Grazie!».
Dopo il saluto ai numerosi sacerdoti presenti, soprattutto i montecalvesi Mons. Pompilio Cristino, don Luigi Verzaro e don Biagio Corleone, il grazie di don Teodoro andava pure a padre Martino Gaudioso delle Scuole Pie, prezioso amico e compagno di viaggio che ha fornito in questi anni la chiave di lettura per comprendere la poliedrica e affascinante figura del suo confratello S. Pompilio: «Senza le tue presenze agostane a Montecalvo, oggi saremmo più poveri. In questo giorno di comune festa, con questo caloroso applauso, ti diciamo che non hai bisogno di cittadinanze onorarie, perché sei già uno di noi, un montecalvese doc. Grazie per la tua quarantennale presenza in mezzo a noi!».
Dopo la visita al Museo della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana, la proiezione del filmato su San Pompilio e la Madonna nella Sala Belvedere del Castello ducale, il brindisi e la foto ufficiale di gruppo, vi è stata la solenne Concelebrazione eucaristica, nel Santuario Mamma Bella dell’Abbondanza e San Pompilio, presieduta da S. E. Mons. Serafino Sprovieri.
Dopo l’omelia si è proceduto, nell’ordine che segue, all’accensione delle cinque fiammelle del Candelabro del Giubileo, fatto creare appositamente per questo evento: il Sindaco di Montecalvo Irpino; l’Arcivescovo e il Parroco di Montecalvo; il rappresentante dell’Ordine delle Scuole Pie; il Rettore del Santuario di Campi Salentina; il Sindaco di Campi Salentina.
Al termine della Concelebrazione eucaristica, si è recitata la preghiera conclusiva davanti al Fonte Battesimale.
Durante la cerimonia, Don Teodoro, dopo aver salutato e ringraziato le autorità religiose e i numerosi amministratori comunali, provinciali e regionali convenuti dalla Campania e dal Salento, ha ricordato ai presenti che veramente profetiche furono le parole pronunciate, proprio qui, dall’indimenticabile pastore della Chiesa beneventana, Mons. Raffaele Calabria: “Questa nostra terra è terra di santi!”. E ha proseguito dicendo che quest’Anno Giubilare sarà un anno propizio, per confrontarci nella nostra comune vocazione alla santità. Infatti, faceva notare che, in pochi chilometri quadrati di territorio tra il Sannio e l’Irpinia, Dio ha voluto disegnare una straordinaria mappa della santità, che non coinvolge solo santi sacerdoti, ma anche laici e religiose: Pietrelcina, con San Pio, di cui ricorre quest’anno il centenario dell’ordinazione sacerdotale, avvenuta nel duomo di Benevento il 10 agosto 1910; Benevento, con San Giuseppe Moscati, il santo medico; Altavilla Irpina, con Sant’Alberico Crescitelli sacerdote missionario del PIME morto martire in Cina, di cui ricorre quest’anno il decennale della canonizzazione; Montefusco e Pietradefusi con Teresa Manganiello di cui è stata, da pochi giorni, riconosciuta la venerabilità.
Dunque, finalmente è arrivato e trascorso con giubilo il 29 settembre 2009. Ma non è un traguardo. È solo il via, dato per i tempi nuovi che si approssimano e un ritorno atteso. Quello di S. Pompilio. Sotto una luce nuova e una spiritualità rinnovata nell’animo dei fedeli e dei pellegrini che giungeranno in paese. Un giorno memorabile, a cui i Montecalvesi, sospendendo ogni attività, hanno partecipato in massa, con devozione e affetto sincero per il proprio santo.
 
 
Beatificazione e canonizzazione di S. Pompilio Maria Pirrotti
 
Il 26 gennaio 1890, Pompilio Maria Pirrotti è dichiarato beato da papa Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino dei conti Pecci (Carpineto Romano, 1810 – Roma, 1903), e il 29 dicembre 1898, Mons. Pompilio Pirrotti, pronipote del santo, invoca dallo stesso papa, già delegato apostolico di Benevento nel 1838, di Perugia nel 1841 e vescovo della stessa città dal 1846, cardinale dal 1857, camerlengo dal 1877 e papa dal 1878, un Distico che aggiunga “maggior gloria al Beato Pompilio Pirrotti” e maggiormente si diffonda la sua devozione.
 

 
 
Papa Leone XIII, che del beato Pompilio Maria Pirrotti è un estimatore devoto, essendo venuto lui stesso a Montecalvo nel 1839, in qualità di Delegato apostolico della Provincia di Benevento, su incarico della Sacra Congregazione dei Riti e in compagnia del Cardinale Giovanni Battista Bussi, per i Processi apostolici sulla vita e sulle virtù eroiche di Pompilio Maria Pirrotti, in cui i testimoni confermavano che il Pirrotti dialogava con i teschi del Sacro Cimitero della Chiesa del Purgatorio recitando con loro il Santo Rosario come se fossero vivi, non solo esaudisce questa richiesta, ma di Distici ne scrive addirittura quattro in latino.
In realtà si tratta di un componimento poetico di quattro strofe di diversa lunghezza, precedute da numeri latini, per un totale di 24 versi, che, nella traduzione in italiano di padre Mauro Ricci, ci rivelano la venuta a Montecalvo del futuro papa per ascoltare i testi, la dichiarazione di beato per Pompilio e l’esortazione ai fedeli ad essere degni della sua opera, perché Pompilio rifulge nel cielo come stella e illumina col suo fuoco le genti di ogni luogo.
È canonizzato da papa Pio XI (Desio, 1857 – Città del Vaticano, 1939), al secolo Ambrogio Damiano Achille Ratti, il 14 marzo 1934, il quale dice di lui: «…Seppe vivere con il fervore nella calma, e la calma nel fervore… La sua fu una missione, un dovere anzi un’opera di santifìcatore. Santificatore prima di tutto di se stesso secondo l’Istituto suo religioso e poi gran santificatore di anime nell’esercizio aperto e infaticabile del sacro ministero sacerdotale. E tutto questo non senza tempeste sollevate da calunnie e, spesso da interventi anche alti, altissimi, sempre sfuggite proprio coll’unità dello spirito che, sotto l’impeto della bufera, offre ogni sofferenza a Dio e perdona agli uomini. Sempre, in ogni circostanza il Beato continuava nell’adempimento del suo quotidiano dovere».
 

 
 
Da quel 1934 il mondo è totalmente cambiato. Lo hanno attraversato e duramente segnato imperialismi, ideologie e dittature, guerre sanguinose, immani eccidi e distruzioni. E indicibili crimini contro l’umanità, nei gulag, nei lager con le camere a gas e, infine, il lancio di due bombe atomiche su popolazioni inermi.
Le ondate migratorie, nei decenni, hanno alleggerito il Sud della propria gente, che aspirava a migliorare le sue condizioni di vita. Ma lo impoverivano inevitabilmente di affetti, cervelli e risorse.
Il XXI sec. si è aperto con nuove minacce, di stampo terroristico internazionale, nuove guerre e lutti. Ma la speranza, soprattutto nei giovani, non può, non deve morire.
San Pompilio, il Santo montecalvese, l’educatore dei giovani, è anche il Santo di Napoli, di Campi Salentina, degli Abruzzi, della scuola e della Carità. I montecalvesi, che deposero ai processi di beatificazione, anticiparono, con una certa enfasi, le conclusioni dei processi ratificando ciò che era considerato patrimonio comune: “Nato già santo dal ventre della madre”.
 
 
            Vita di S. Pompilio Maria Pirrotti
 
Nella famiglia gentilizia dei Pirrotti, il 29 settembre 1710, nasce Domenico Michele Giovan Battista, che, educato alla fede e alla virtù, nei progetti della famiglia, di cui già altri figli maschi, Pompilio, Francesco, Bartolomeo e Raffaele, si sono orientati verso la vita religiosa, è destinato, secondo la volontà del padre Girolamo a tramandare con onore il casato. Ma la vocazione, che lui avverte forte già da bambino, lo porta a compiere atti di penitenza e devozione che paiono straordinari. Spesso, anziché dormire a letto riposa sulla nuda terra o sul gradino dell’altare nella cappella di famiglia, sotto lo sguardo amorevole della Madonna. Qualche sera, si fa rinchiudere nella chiesa del Santissimo Corpo di Cristo e, pregando Gesù in Sacramento, si addormenta e riposa tranquillamente ai piedi dell’altare. Ai bambini suoi coetanei insegna il catechismo. Ai poveri distribuisce la sua merenda e talvolta i propri abiti.
 

 
A sua madre, Orsola Bozzuti, un giorno affida un’immagine della Vergine, che ha trovato abbandonata in un deposito di vecchie cose di famiglia, e le raccomanda di conservarla, perché un giorno sarà collocata sull’altare dal quale celebrerà messa. Una profezia che si avvererà anni dopo.
Nel 1726 conosce un giovane religioso, P. Nicolò Maria Severino di S. Pietro degli Scolopi di Benevento, giunto a Montecalvo per predicare durante la Quaresima. Resta affascinato dalle sue parole. Gli si presenta e ottiene informazioni sull’Ordine, sul suo Fondatore e sulla missione. Apprende che è un Ordine povero, spesso discusso e già una volta soppresso. Decide di aderire ad esso, ma la famiglia e soprattutto il padre, professore in Legge, osteggiano tale scelta. E così una notte, Domenico, che ha 16 anni, lascia loro un biglietto e fugge a Benevento, percorrendo a piedi circa 40 km, dove è ospitato dal fratello Raffaele nel convento di S. Domenico. I genitori lo raggiungono di lì a qualche giorno e si rassegnano alla sua decisione. Entra nell’Ordine delle Scuole Pie, diviene scolopio, sulle orme del fondatore S. Giuseppe Calasanzio, col nome di Padre Pompilio Maria di S. Nicolò. Il nome Pompilio è quello di suo fratello, deceduto nel 1719 a 18 anni, quando era chierico nel Seminario di Benevento.
Padre Pompilio Maria di S. Nicolò è educatore dei giovani per l’umano sapere, teologo, taumaturgo, mistico devoto del Sacro Cuore, dell’Eucaristia e della Madonna. E a un’immagine della Madonna, collocata nella casa paterna, lui si rivolge salutandola con devozione: “Ave Maria”. E lei gli risponde: “Ave Pompilio”.
La sua attività instancabile di evangelizzatore, educatore, predicatore e confessore lo porta a operare in molti luoghi e città d’Italia. Considerato dai superiori delle Scuole Pie di Roma uno dei migliori insegnanti dell’Istituto Scolopico in Italia, è nominato prima Prefetto delle Scuole a Napoli e successivamente docente di belle lettere a Turi, Francavilla, Ortona, Anzano, Chieti e Lanciano. I suoi scritti hanno un carattere essenzialmente ascetico e mistico. A Napoli, oltre che insegnante e maestro dei novizi, è Direttore dei Chierici dell’Ordine e successivamente, per volontà di re Carlo III Borbone, diviene Rettore del Collegio di Manfredonia (Fg) e poi Rettore a Campi Salentina (Le) e Assistente Provinciale.
È considerato grande evangelizzatore, “L’Apostolo degli Abruzzi”, “Miracoloso Santo di Napoli” e dialogatore con i morti. A Montecalvo, oltre che pregare con le Anime dei defunti nella chiesa del Purgatorio, s’intrattiene a dialogo coi suoi genitori sepolti nella chiesa del Santissimo Corpo di Cristo. Tuttavia, è accusato di essere troppo indulgente come confessore verso i peccatori. Fatto oggetto di persecuzioni, è sospeso dalle confessioni e re Carlo III, temendo qualche pericolo per il suo governo, lo bandisce da Napoli e dal Regno. È prelevato dalle guardie e mandato in esilio ad Ancona, da dove si sposta a Lugo dell’Emilia e poi a Ravenna, a Chioggia (Ve) e a Firenze. Così il suo apostolato, oltre che in queste città, si estende anche a Savignano, a Correggio e a S. Arcangelo di Romagna. Ma Napoli non può fare a meno del suo “Padre Santo”. Nel 1763, revocato da parte delle autorità il decreto dell’esilio, dopo sei anni egli rientra finalmente a Napoli tra l’entusiasmo popolare, ospite nella Casa Scolopica di Caravaggio. E proprio il tanto fervore della gente, considerato pericoloso da parte dei superiori, gli arrecherà altri dispiaceri. Anche stavolta egli perdona le cattiverie e non oppone alcuna difesa. È di nuovo allontanato e inviato in Puglia, come Rettore del Collegio di Manfredonia. Ma anche qui la sua permanenza non dura e alla fine dell’anno è spedito ad Ancona. Nonostante tutte le sue peregrinazioni, rimane molto legato a Montecalvo.
 

 
Da sempre la sua alimentazione è rigorosa e frugale: alcuni chicchi di fave e un po’ di pane. Questo anche quando gli capita di essere ospite a pranzo, come quella volta che si trova seduto alla mensa dei Padri Agostiniani a Montecalvo e gli viene servito un piatto con due piccioni cotti. Non può accettare quel pasto. Leva gli occhi al cielo, accarezza i due volatili con la forchetta, pusàta, e questi, tornati in vita, volano via tra lo stupore dei presenti. Nel piatto rimasto vuoto, si materializzano alcuni chicchi di fave: il suo alimento abituale. Tuttavia, nonostante questa dieta, insostenibile per una persona normale, egli non si risparmia ed è molto esigente con se stesso. Mentre si consuma il pasto in comunità, legge le orazioni per alleviare i colleghi religiosi. La notte riposa poche ore, nonostante trascorra molto tempo accanto al letto degli infermi, per dar loro conforto, a confessare i fedeli o a predicare dal pulpito.
Desideroso di umiliazioni e patimenti personali, ringrazia Dio “del bel tesoro del santo patire”. Ancora da giovane, mortifica la carne indossando cilici e catenelle, dormendo al caldo o al freddo, predicando scalzo per impressionare i peccatori.
Il 30 marzo 1765, da Ancona è inviato a Campi Salentina (Le), dove vi è stata una gravissima carestia. Acclamato “Padre Santo”, oltre che per confessarsi la gente accorre perché affamata. Lui le dà conforto e non la manda via delusa. La sfama con pochi pezzi di pane, moltiplicandoli come aveva fatto Gesù nel deserto.
Ormai non gli resta molto da vivere su questa terra. Spira in estasi, nella sua cella di Campi Salentina, il 15 luglio del 1766, invocando “Mamma Bella”. È osannato dai fedeli per la sua santità e tutti desiderano ottenere sue reliquie.
Nel 1834, cominciano le pratiche per elevarlo alla gloria degli altari e, il 26 gennaio 1890, Papa Leone XIII lo dichiara beato. Papa Pio XI lo canonizza il 14 marzo 1934 e, per la gioia dei fedeli, diviene S. Pompilio Maria Pirrotti.
A Montecalvo la sua festa ricorre il 20 agosto di ogni anno. A Campi Salentina, dove S. Pompilio si festeggia il 15 luglio, gli è dedicato un santuario, con annessi un museo e un liceo.
La famiglia Pirrotti, relativamente al ramo maschile, si estingue con la morte di Mons. Pompilio Pirrotti (il richiedente del Distico a Papa Leone XIII) fu Michele, deceduto il 10 marzo 1919, e il palazzo è diviso tra gli eredi di parte femminile: due terzi a Mariannina De Cillis e alle figlie Giulia e Angelina Susanna; un terzo alla famiglia Mazara, passato poi a Vittorio Veraldi e a suo figlio.
A seguito di due R. D., il n. 1370 del 29 agosto 1920 e il n. 2219 del 21 settembre 1938, a firma del Re d’Italia ed Imperatore d’Etiopia Vittorio Emanuele III, nasce un ente morale col nome “Ente Scolastico Rosa Cristini”, in attuazione di un testamento rogato davanti al notaio il 2 luglio 1880 e avente come oggetto un lascito della benefattrice Rosa Cristini, analfabeta. Lo scopo di questa donazione è di estendere l’istruzione elementare anche alle bambine, eliminando la discriminazione che subiscono da sempre rispetto ai maschi. Ma non si sa dove costruire l’edificio, affinché l’Ente possa attuare il testamento.
Nel 1934, dopo la canonizzazione di S. Pompilio, la signora Mariannina De Cillis e le figlie decidono di donare la parte del Palazzo Pirrotti di loro proprietà, che è crollata col terremoto del 1930. Rimosse le macerie, sul suolo ricavato sono edificati l’edificio per l’Ente “Rosa Cristini”, in cui funzioneranno per alcuni decenni l’asilo infantile e un laboratorio di ricamo per le ragazze del paese, gestiti dalle Suore Calasanziane dell’Ordine delle Scuole Pie, la chiesa di S. Pompilio, la sagrestia e il reliquiario. Queste tre ultime strutture sono donate successivamente alla parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo.
Nel 1969 l’Ente “Rosa Cristini”, grazie a una donazione, acquista, dalla famiglia Veraldi, la parte rimanente del Palazzo Pirrotti, che è quella in cui è allestito il Museo della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana e la cui facciata viene ripristinata a come era prima del 1930. Sulla stessa è collocata la scritta che ricorda la nascita di S. Pompilio.
Dal 25 dicembre 1999, con l’unificazione delle parrocchie montecalvesi di S. Bartolomeo Apostolo e di S. Nicola e la conseguente nascita della Parrocchia S. Pompilio Maria Pirrotti, tutte le attività si sono proiettate verso le grandi celebrazioni del 2010.
 
(Questo articolo è uscito sul Corriere – Quotidiano dell’Irpinia, domenica 11 ottobre 2009, ed è nel sito www.angelosiciliano.com. Notizie su S. Pompilio Maria Pirrotti, sul Museo della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana e sull’Anno Giubilare possono essere acquisite nel sito www.sanpompilio.it).
 
Zell, 5 ottobre 2009                                                                                                               Angelo Siciliano
 

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